prima pagina pagina precedente salva il testo


Sviluppo economico e sviluppo umano
Una interrogazione parlamentare della Margherita

"Come e quanto il governo Berlusconi sosterrà nell'ambito del G 8 di Genova che lo sviluppo economico deve essere coniugato con uno sviluppo umano?" E' questa la questione posta oggi in aula dalla senatrice Emanuela Baio Dossi presentando l'interrogazione a nome del gruppo della Margherita.

La sfida del Terzo millennio infatti si snoda tutta intorno al tema della cittadinanza che è peraltro uno dei pilastri fondamentali dell'Unione Europea. Questo significa che lo sviluppo è tale non solo quando gli indicatori macroeconomici lo attestano, non quando lo sviluppo è sinonimo di progresso esclusivamente per una parte del Pianeta, ma quando la persona umana singola e associata, anche se non ha a disposizione tutti gli strumenti, trova le condizioni per sentirsi cittadina, per essere libera e non suddita.
L'Italia si è sempre distinta nel promuovere una globalizzazione diversa, rispettosa della dignità umana prima che del profitto economico. E' stata sempre punta di diamante, soprattutto quando ha sostenuto la cancellazione, totale o parziale del debito nei confronti dei Paesi poveri maggiormente indebitati.
Come vuole oggi il governo italiano continuare su questa via, visto che in aula il sottosegretario al ministero degli Affari esteri ha riproposto il principio, ma non ha spiegato come.
La riduzione del debito dei Paesi in via di sviluppo non può sussistere senza l'incremento della cooperazione governativa e il sostegno a progetti delle Organizzazioni non governative, senza l'individuazione di misure di rimozione delle cause ultime dell'arretratezza dei Paesi in via di sviluppo, senza il sostegno alla crescita di un sistema democratico di governo in questi Paesi, senza lo stimolo ad iniziative di sviluppo economico e finanziario locale anche con la promozione del microcredito, senza la diffusione di sistemi educativi e sanitari di qualità ed accessibili a tutte le donne e gli uomini, senza l'istituzione di un Processo di arbitrato internazionale equo e trasparente, concordato con i paesi indebitati e i rappresentanti della società civile.


in su pagina precedente

5 luglio 2001